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IL CORPO É DIALOGO

“Il corpo è il nostro mezzo generale per avere un mondo.

Io sono come mi vedo, un campo intersoggettivo, non malgrado il mio corpo e la mia storia, ma perché io sono questo corpo e questa situazione storica per mezzo di essi.”

Maurice Merleau-Ponty

IL CORPO É DIALOGO

Riflessioni sul corpo da parte di una psicologa/educatrice, studentessa della scuola.

OGGI SONO A SCUOLA, SONO IN AULA, SULLA MIA SEDIA. MI GUARDO INTORNO CI SONO I GIOCHI, I DISEGNI DEI BAMBINI, LE LORO FOTO…
TUTTO INTORNO A ME RACCONTA QUALCOSA.
CI SONO ANCHE I BAMBINI CHE COME SEMPRE SONO INTENTI E INDAFFARATI CON QUALCHE GIOCO. NON STANNO PARLANDO CON ME, IO SONO IN SILENZIO E LI STO OSSERVANDO EPPURE MI SEMBRA CHE MI DICANO QUALCOSA.

Siamo spesso portati a pensare che il modo che abbiamo per comunicare sia connesso alla nostra capacità di elaborare un linguaggio, che sia iconografico o orale, l’importante è che questo produca intenzionalmente un artefatto che ci arrivi e che venga percepito e classificato. Basta pensare al mondo dei social o del marketing, che vivono di questo principio e usano le immagini e le parole per comunicare qualcosa con uno scopo.
Eppure sono convinta che la nostra capacità di comunicare non sia connessa esclusivamente a un’intenzionalità e un’abilità di elaborazione, ma che abbia origine da prima. Da noi stessi. Il nostro corpo non è solo un contenitore che percepisce informazioni, le elabora e genera una risposta secondo un obiettivo.
Come sostiene Ugo Volli, semiologo e accademico italiano, ridurre il corpo ad una macchina materiale e cognitiva, senza tener conto del suo aspetto soggettivo, ci fa perdere la ricchezza che esso può portare.

Quante volte ci capita di riconoscere lo stato di persona? Malata o soltanto stanca, oppure contenta o arrabbiata. Quante volte semplicemente osservare una persona ci porta ad avvicinarci o allontanarci da essa; quanto questo influenza il nostro entrare in relazione. Pare che alcune volte la presenza stessa di una persona con un corpo e con i messaggi che questo corpo manda sia abbastanza per comunicare.

È INTENZIONALE TUTTO CIÒ? E SE NON LO FOSSE COME MAI SUCCEDE?

Penso che per rispondere a queste domande sia necessario partire definendo il concetto di CORPO.
Gli studi recenti, che analizzano il ruolo del corpo all’interno dei processi, affermano che esso non può essere più considerato separato nelle sue due componenti corpo e mente. Le due sono estremamente connesse l’una all’altra, interdipendenti e si influenzano.
In quest’ottica l’embodiment, che nasce dall’unione degli studi cognitivi a quelli neuroscientifici, ha come obiettivo la creazione di un nuovo approccio che unisca la soggettività alla corporeità. Secondo questa prospettiva ogni processo cognitivo dipende dall’elaborazione dell’esperienza corporea, ma allo stesso tempo presta attenzione alle caratteristiche specifiche della corporeità e all’ambiente nella quale agisce. Riqualifica e inserisce, quindi, nei processi cognitivi due elementi: la corporeità, che passa dall’avere un ruolo passivo a uno attivo, e l’ambiente, non circoscrivendo più il processo solamente all’individualità.
Qui si può trovare una forte connessione con gli studi di Maurice Merleau-Ponty che avevano l’intento di superare il dualismo tra anima e corpo, soggetto e oggetto.
Partendo dagli studi sull’espressioni verbali, l’autore riflette sulle componenti stesse del corpo ed evidenzia come, inserendo il fenomeno linguistico all’interno della riflessione stessa, sia possibile far emergere la centralità della corporeità all’interno del processo. Questo significa che secondo l’autore un soggetto parlante, non solo verbalmente ma considerando tutte le modalità del linguaggio, non possiede solo una facoltà automatica di linguaggio ma anche “un certo modo di farne uso”. È quindi presente una coscienza situazionale che consente alla corporeità, attraverso la propria motilità, di dare un senso.

Siamo spesso portati a pensare che il modo che abbiamo per comunicare sia connesso alla nostra capacità di elaborare un linguaggio, che sia iconografico o orale, l’importante è che questo produca intenzionalmente un artefatto che ci arrivi e che venga percepito e classificato. Basta pensare al mondo dei social o del marketing, che vivono di questo principio e usano le immagini e le parole per comunicare qualcosa con uno scopo.
Eppure sono convinta che la nostra capacità di comunicare non sia connessa esclusivamente a un’intenzionalità e un’abilità di elaborazione, ma che abbia origine da prima. Da noi stessi. Il nostro corpo non è solo un contenitore che percepisce informazioni, le elabora e genera una risposta secondo un obiettivo.
Come sostiene Ugo Volli, semiologo e accademico italiano, ridurre il corpo ad una macchina materiale e cognitiva, senza tener conto del suo aspetto soggettivo, ci fa perdere la ricchezza che esso può portare.

“La coscienza si proietta in un mondo fisico e ha un corpo, così come si proietta in un mondo culturale e ha degli habitus

Merleau-Ponty

Riprendendo quindi questa visuale, è possibile sostenere che corpo e mente sono una cosa sola e che sono l’uno specchio dell’altra. Il nostro stato interiore emerge anche all’esterno ed emergendo ci permette di situarci in un contesto. Il nostro corpo quindi, in quanto corpo fisico, ci presenta, ci dà una definizione e ci permette di entrare in dialogo con gli altri.

STO PENSANDO A TUTTO CIÒ CHE CI DEFINISCE COME CORPO.
UN TAGLIO DI CAPELLI, UNA TIPOLOGIA DI TRUCCO, UN VESTITO, UNA POSTURA …
E A CIÒ CHE SIAMO COME MENTE.
LA NOSTRA IDEA DI LAVORO, IL NOSTRO ORIENTAMENTO SESSUALE E DI GENERE, I NOSTRI VALORI, I NOSTRI PREGIUDIZI, …
QUANTO CIÒ CHE È CORPO E STRETTAMENTE CONNESSO A CIÒ CHE È MENTE, E AL CONTRARIO QUANTO CIÒ CHE È MENTE È CONNESSO A CIÒ CHE È CORPO?

Come sostengono gli autori prima citati non si può parlare di dualità, distinguendoli come due entità separate, ma esse insieme con le loro peculiarità costituiscono un uno.

Mi ripenso ora in quella classe, con quei bambini e comprendo perché, sebbene non fosse agito tramite delle parole, comunque in quel momento stavamo comunicando. Il dialogo tra le persone non è costituito solo da parole ma anche da azioni. Come avviene nella danza anche nella vita di tutti i giorni i corpi che entrano in relazione si trovano a dialogare tra loro, movendosi in uno spazio e rispettando, e a volte anche trasgredendo, delle regole.
Questo tipo di comunicazione non è meno importante di una altra, semplicemente avviene in un altro modo e come psicologa e educatrice penso sia indispensabile ricordarselo quando si entra a scuola.

Paolo Bertrando, nel video postato qualche giorno fa, sottolinea l’importanza di avere una posizione dialogica rispetto al corpo. Il corpo, proprio o degli altri, non è presente e basta. Come afferma Le Boulch:

«Nell’esperienza non esiste un corpo oggettivo, il corpo è sempre soggettivo. Il corpo-oggetto è una pura astrazione mentale, ciò che esiste è un corpo vissuto, un corpo in relazione. Ascoltare il corpo è sempre e comunque anche ascoltare l’anima».

È necessario, allora, mettersi in posizione d’ascolto cercando di capire e comprendere, leggere ciò che viene espresso e provare a portarlo dentro la propria professione. Questa posizione dialogica ci può aiutare a comprendere l’altro, le sue emozioni, i suoi desideri nel modo in cui egli stesso decide di comunicarcelo attraverso la sua corporeità.
Penso infine, che sia partendo da queste riflessioni portate dal modello sistemico-dialogico, che un educatore o un insegnante debba improntare la propria relazione educativa e didattica. Ponendo sé stesso e i propri alunni al centro, rispettando quello che le loro corporeità esprimono e leggendo il dialogo che avviene tra loro, penso si possa realizzare un progetto educativo che davvero si basi sulle necessità di crescita dei bambini e dei ragazzi. Gli studenti stessi presentandoci il loro corpo ci narrano della loro storia, ci fanno entrare nel loro presente e ci portano anche nel passato, nelle loro origini.
Questa prospettiva, senza riferimenti standard generici dati da griglie valutative confezionate a puntino e poco flessibili, ci permetterebbe di vedere realmente chi abbiamo di fronte.

VOI CHE IDEA AVETE DI CORPO? E COME LO LEGGETE NEL VOSTRO CONTESTO LAVORATIVO?

 

Ginevra Osimani

FONTI

Frattaroli, F., Corpo della parola, corpo del senso: espressione e pensiero in M. Merleau-Ponty, Studi di estetica, anno XLV, IV serie, 2/2017 Sensibilia.

Merleau-Ponty, M., Fenomenologia della percezione (1945), a cura di A. Bo-nomi, Milano, Bompiani, 2012.

Volli, U., Il corpo della danza, Osiride, 2019.

TAVOLA ROTONDA: Il corpo è Dialogo

Tavola rotonda nata dall’articolo “il corpo è dialogo” scritto da una studentessa della nostra scuola: Ginevra Osimani .

“VOI CHE IDEA AVETE DI CORPO? E COME LO LEGGETE NEL VOSTRO CONTESTO LAVORATIVO?”

Abbiamo invitato per regalarci il loro punto di vista

Angela Giordano – Casting director
Jan Tononi – Studente di pittura
Maria Lisa Vantini – Psicomotricista in formazione
Valentina Spada – Medico e Psicoterapeuta in formazione

e voi? cosa ne pensate?